Continua il tour di presentazione nelle librerie ed anche in taluni programmi televisivi (non ultimo “Nemo”, sul canale nazionale RAI 3, qualche giorno fa) de “Il figlio delle rane”, editore Bompiani. Opera prima scritta a due mani da Giulio Beranek e Marco Pellegrino.
Il 28 marzo u.s. è stata la volta di Roma, presso una nota libreria in pieno centro storico, presso la Galleria “Alberto Sordi”. Un nutrito gruppo di appassionati, intenditori ed amici ha accolto i due scrittori con calore ed ha seguito l’evento con la massima attenzione.
“Il figlio delle rane” parla del mondo dello Spettacolo Viaggiante, del mondo dei cosiddetti “dritti”, termine che, come ha detto Beranek non trova riferimento diretto a qualcosa in particolare, ma è semplicemente un modo di distinguersi da tutti gli altri, da coloro i quali non vivono una vita itinerante, nomade. E poi chi lo sa? Può anche esserci, invece, un esplicito riferimento a quel che di furbizia e di sapersi arrangiare della categoria.
Perché “il figlio delle rane”? Semplicemente perché i genitori del protagonista della storia, o meglio, per certi versi un’autobiografia, cioè i genitori proprio di Giulio Beranek, all’epoca dei fatti narrati erano proprietari di un’attrazione denominata “pesca delle rane”. Per cui Beranek è il “figlio delle rane”. Così come gli altri colleghi venivano e vengono spesso connotati, ognuno, rispetto all’attrazione di famiglia.
Giulio Beranek, infatti, ha riportato nella storia narrata molta (se non tutta) della sua esperienza personale, di esercente Spettacoli Viaggianti. Tutto il suo vissuto in un mondo molto particolare, multicolore, fatto di allegria e di luci colorate ma che, dietro le varie facciate delle attrazioni, delle giostre, nasconde storie belle, storie amare, a volte anche storie crude. Un’umanità varia, racchiusa, ristretta nel limitato spazio di una “carovana”, con tanti problemi, ma che è capace – ed è di vitale importanza – di aprirsi al mondo intero, agli altri, alle altre culture. Senza rifiutare concettualmente nessuno. Con un grado di accoglienza forse ancora maggiore della cosiddetta globalizzazione. Temi importanti. Essere accoglienti, aperti nei confronti di chiunque ed essere accettati da chiunque. Senza discriminazioni. Sia in un senso che nell’altro. Anche se, proprio lo Spettacolo Viaggiante, molte volte, è bersaglio di pesante discriminazione. Ed è proprio per questo motivo che nel proprio dna il cosiddetto “giostraio” (termine che Giulio non ama, usato a volte a sproposito, in modo sprezzante e denigratorio) è aperto verso tutti gli altri.
Senza nascondere, chiaramente, i problemi che innegabilmente pervadono la categoria. Come in qualsiasi ambito sociale, vi sono le mele buone ma anche le mele cattive, marce. Così come in qualsiasi altra categoria di lavoratori. Niente viene nascosto. Ed il libro, seppur trattasi di un romanzo, non manca di riflessi di puro verismo.
Marco Pellegrino ci ha messo la sua punto di penna, la sua verve nello scrivere. Con prosa delicata e sensibile ha saputo trasportare sulla carta tutti i racconti, le storie, gli aneddoti di cui è stato protagonista, con altri familiari, amici e colleghi, proprio Giulio Beranek. Racconti che hanno visto partecipanti anche gli abitanti dei vari paesi e città dove il Luna Park soggiornava. I cosiddetti “contrasti” o “gaggi, gagì o gagè” che dir si voglia, sempre – e rigorosamente – in gergo.
Chi abbia voglia di passare in libreria e di leggerlo, nel racconto che si dipana in modo fluido e veloce (soprattutto gli addetti ai lavori) troverà tutto un mondo familiare. Atmosfere, parole (quelle in gergo, in particolare), affanni, patemi ma anche soddisfazioni, voglia di guardare sempre avanti, di essere sempre propositivi e positivi rispetto alle avverse circostanze.
Sia nel libro che nella conferenza romana di presentazione, sono stati anche trattati temi sociali assai importanti: dai problemi di scolarizzazione dei giovani dello Spettacolo Viaggiante (più volte l’autore ha fatto riferimento – anche in maniera scherzosa – alla costrizione di dover cambiare scuola, istituto e compagni, ogni sette, dieci giorni di media e trovarsi immerso in programmi avanzati o meno) fino alla disattenzione da parte di molti amministratori locali nei confronti della legge di settore, la 18 marzo 1968 n. 337. E poi le questioni meteorologiche. Una categoria a rischio meteorologico. Un temporale infatti costringe all’inattività, alla chiusura delle giostre, al mancato lavoro con quel che ne consegue. Come hanno raccontato sia Beranek che Pellegrino, per chi vive nelle “carovane”, nei caravan ed ha le attività all’aperto, in piazza, un acquazzone con forte vento, diventa una specie di tornado, che genera parecchia preoccupazione. Mentre rappresenta soltanto ciò che effettivamente è, cioè un semplice acquazzone, per chi risiede negli stabili e più sicuri palazzi in cemento armato.
Tra i tanti presenti anche Francesco Montanari, il famoso “libanese” di Romanzo Criminale (ciò non suoni riduttivo poiché trattasi di attore di ottimo livello che si esprime anche in altri ambiti, in particolare, in quello teatrale) e la bella e brava Andrea Delogu, apprezzata conduttrice radiofonica e televisiva. Entrambi si sono esibiti nella lettura di alcuni passi del libro, così come anche Beranek e Pellegrino. E non sono mancati, ovviamente, momenti di interazione con il pubblico astante, su tematiche assai importanti e delicate, sia a livello umano che sociale. Ogni tanto, però, è scappata anche qualche battuta spiritosa, di amichevole e scorrevole conversazione.
Questa volta si è volutamente sorvolato sull’attività di apprezzato attore di Giulio Beranek, ponendo l’attenzione alla sua attività di scrittore. Ci saranno altre occasioni per parlare di fiction e film che hanno visto e vedranno protagonista il nostro Beranek.
(Antonello Volpi)
Chi è Giulio Beranek
Giulio Beranek, nato nello spettacolo viaggiante, si avvicina al calcio entrando a 13 anni nel settore giovanile dell’Olympiakos. Diviene attore quasi per caso, scovato durante un casting nelle scuole quando il regista Alessandro di Robilant cerca il protagonista per “Marpiccolo”, film che nel 2009 rappresenta il suo esordio cinematografico. Nel 2011 torna nuovamente sul grande schermo, interpretando Marcellino nel film “Senza arte né parte” di Giovanni Albanese. Prende parte a diverse serie tv, quali quelle Mediaset “Distretto di Polizia” e “Le mani dentro la città” e quelle Rai con “Tutta la musica del cuore”, girata nel 2010 e trasmessa nel 2013. È apparso nel film noir “L’innocenza di Clara” di Toni D’Angelone (2012). Nel 2015 ha inoltre lavorato con Matteo Garrone per la realizzazione del film “Il racconto dei racconti – Tale of Tales” . Dal ulio Beranek nel 2016 è tra i protagonisti della fiction “Tutto può succedere” trasmessa da Rai1. Recita nei film Manuel, regia di Dario Albertini – (2017) Una questione privata, regia di Paolo e Vittorio Taviani – (2017). Nel 2018 è nel cast della fiction di Rai 2 Il cacciatore e in Liberi sognatori – Una donna contro tutti, regia di Fabio Mollo – film TV (2018).